
Marco damilano
Rizzoli
La scalata all’italia di matteo renzi è stata raccontata dal suo protagonista come una guerra lampo dalle cadenze napoleoniche, un cambiamento di stagione epocale, contro nemici di ogni tipo. in realtà è stata una resa senza condizioni. senza opporre resistenza, partiti, industriali, intellettuali si sono consegnati al giovane conquistatore: una bandiera bianca collettiva, la dissoluzione della rete di alleanze ed equilibri su cui si reggeva la repubblica italiana. quella repubblica nata settant’anni fa con i ragazzi scesi dalle montagne per sedersi al tavolo della costituente. erano i padri della democrazia, i buoni maestri che tenevano insieme cattolici e comunisti, radicali e liberali, e intanto costruivano autostrade e conficcavano milioni di antenne sui tetti delle case. ma poi i padri invecchiarono e arrivarono i figli, la meglio gioventù della tv a colori e dell’aria di piombo. una menzogna. l’inizio del vuoto.un vuoto durato quarant’anni.in quel vuoto è nata e cresciuta la nuova razza padrona, che ha il volto di matteo renzi e si presenta senza passato, avida di presente, proiettata al futuro. detesta il fardello della memoria, rifiuta la responsabilità dei decenni precedenti: noi non c’eravamo, ripete.invece va inserita in una storia. in quella che arriva da lontano, nel lunghissimo processo che attraversa gli ultimi anni settanta, gli ottanta e novanta fino a tangentopoli. e in quella piЭ recente, il crack di una classe dirigente provocato dalla crisi economica e da un divorzio irreparabile tra cittadini e politica. “una lunga caduta, come nei sogni. il risveglio tocca ai figli. nel vuoto si sono mossi, in mezzo al vuoto hanno conquistato il potere, puntando sul vuoto rischiano di perdere. o di invecchiare precocemente.” ...